RELAZIONE DEL DIFENSORE CIVICO CAMPANO 2019/2020
OIP

Ago 6, 2020 | Relazioni | 0 commenti

Al Presidente del Senato della Repubblica

Al Presidente della Camera dei Deputati

Alla Presidente del Consiglio regionale della Campania

1. La presente mia relazione non può avere un carattere formale e burocratico, in ottemperanza a una prescrizione normativa.

Non si tratta, infatti, di un adempimento cartaceo ma si tratta della rappresentazione sintetica e concreta del rapporto malato che vi è oggi in Campania fra potere pubblico e Cittadino, delle resistenze circa lo sviluppo di necessari circuiti virtuosi e, persino, dei meccanismi di fuga, elusione o intimidazione qualora, come è improrogabile, si chiede di incidere, dalle singole doglianze, su meccanismi e logiche vigenti.

Basta evidenziare che rispetto alle gravi situazioni preliminarmente emerse nella mia prima relazione non vi è stato il concreto necessario riscontro né da parte dei diretti destinatari né da parte delle pubbliche amministrazioni competenti.

Per comprendere il tono e le ragioni della mia presente relazione, è consigliabile leggere o rileggere prima la mia precedente relazione.

E’ evidente che in Campania siamo in presenza di un’anestesia generalizzata nei massimi vertici per i quali è meglio tentare di ignorare un vero Difensore Civico che non sia il solito personaggio campano che faccia da inutile ufficio reclami.

2. In questo quadro va spiegato come taluni Assessori regionali si siano sottratti al necessario confronto sull’uso di risorse pubbliche e su atti amministrativi, prendendo esempio da un Presidente di Regione che risponde a una nota del Difensore Civico campano impugnandogliela al TAR e chiedendogli un risarcimento di 25 mila euro.

3. In questo quadro va spiegato come un florido Ufficio che vedeva in Campania 15 dipendenti e un dirigente (e che vede oggi in Regioni meno tormentate come la Lombardia 25 dipendenti) sia stato ridotto a due soli dipendenti: il dott. Michele Salza, Coordinatore, e il dott. Gaetano Miranda, ai quali non mancano altre incombenze affidate, e con l’aiuto gradito di Carlo De Rosa fra le sue mille altre incombenze.

E’ sufficiente pensare al numero e alla rilevanza delle amministrazioni statali, regionali, provinciali, comunali e alla molteplicità di problemi in ciascuna per rendersi conto di tale assurdità. Per non parlare poi della delicatezza delle vicende che affronto come Garante del diritto alla salute.

Il quotidiano lavoro del mio ristretto Staff non è descrivibile e applico ad esso il noto enunciato di Ludwig Wittgenstein: “Di ciò di cui non si può parlare si deve tacere”

Esprimo ai citati la mia gratitudine, anche per l’eroica disponibilità a fronteggiare tante questioni, ad assicurare una cura in tantissime distinte situazioni, alla voglia condivisa di costante miglioramento, ad ascoltare una folta popolazione quotidiana di affamati di giustizia.

4. Perché di questo si tratta.

Si va dal Difensore Civico perché si ha fame di Giustizia, perché la pubblica amministrazione non funziona, perché si è subito un torto o si sente di avere subito, spesso anche per il mancante necessario dialogo, un torto. E tale torto paradossalmente origina proprio da un cattivo uso dei poteri pubblici, costruiti per il trasparente, celere, efficace servizio del Cittadino (ma che dolorosamente si scoprono oscuri, lenti, infruttuosi).

Il Difensore Civico è, secondo i testi, il garante del buon andamento e dell’imparzialità della pubblica amministrazione. Ciò è vero quando la pubblica amministrazione conforma generalmente a tali valori e principi costituzionali il suo operato e allora il Difensore Civico è un utile ausiliario che aiuta il potere pubblico a mantenere la “diritta via”.

Ma quando ci troviamo, come in Campania, rispetto a una vasta patologia diffusa, alla sfacciata arroganza di chi non vuole ascoltare persino ogni richiamo, al silenzio come preferito metodo diffuso di riscontro, il Difensore Civico non può essere il garante di qualcosa che, in realtà, non c’è ma si configura come promotore di Giustizia. In questo quadro il Difensore Civico non può prestarsi, anche in questa relazione, a rituali ma deve ricordare alla classe politica che la sovranità non appartiene ad essa.

5. La classe politica non è il nuovo Imperatore, libero di far calare prebende e posizioni “dall’alto” secondo i suoi oscuri disegni o secondo l’oscuro intrecciarsi, dividersi, combattersi di ancora più oscuri giochi di bande per la conquista del potere.

Non aveva già evidenziato chiaramente questo Difensore Civico che era l’ora di finirla con queste pagliacciate delle nomine arbitrarie, coperte da procedure formali, avvisi pubblici, curricula presentati e poi scelte preconfezionate in barba a ogni esperienza e competenza?

Non poteva e doveva essere la battaglia vinta dallo scrivente per divenire Difensore Civico un segnale di svolta e di avvio di un nuovo corso, recependo le pronunce giurisdizionali, mirando finalmente all’effettivo migliore funzionamento dei servizi pubblici e garantendo scelte comparative e non clientelari?

Come possono i servizi pubblici migliorare la loro qualità se la pubblica amministrazione, invece di aprire una sana competizione fra le migliori competenze ed esperienze nei vari campi, privilegia sempre i mediocri secondo il loro tasso di sudditanza alla banda o al ras?

6. In particolare il Difensore Civico non aveva, nella sua scorsa relazione, indicato che bisognava smetterla con quell’accanimento dell’Amministrazione regionale, anche giudiziale, per non fare essere nominato chi nell’avviso per Garante dei disabili aveva l’interesse legittimo pretensivo alla giusta nomina motivata, stanti i suoi maggiori titoli?

Eppure, non curante delle sentenze specifiche e non curante della mia relazione, la Regione Campania ha continuato a persistere e resistere nelle illegittimità fino alla fine ossia fino a che giustamente anche l’attuale Garante dei disabili, come lo scrivente, è stato nominato tramite commissario giudiziale.

7. Dobbiamo essere soddisfatti perché, dopo il mio caso e dopo la mia ultima relazione, vi è ora un altro luminoso esempio?

Debbo festeggiare perché è un’altra battaglia concretamente vinta per la meritocrazia, nonostante le resistenze della malapolitica?

In parte sì. Ma resta in vita il meccanismo diabolico delle nomine clientelari per cui solo qualora un coraggioso sfidi il sistema attuale si ha giustizia.

Qualcosa di nuovo si intravede, appena sprazzi di giustizia, ma non v’è ancora il necessario e improrogabile mutamento di rotta.

Questo non può darci pace. Restano in vita le precedenti nomine con tale sistema clientelare e soprattutto ancora più prosegue la logica della scelta immotivata, confacente a un dittatore ma non ai principi costituzionali ricordati dalla giustizia amministrativa.

8. Resta in vita un modello di scelta che ha un effetto “pedagogico” o, rectius, “antipedagogico” formidabile verso i giovani.

Lo sento implicitamente e, a tratti, persino esplicitamente:

“Che studiamo a fare, che ci prepariamo a fare, che maturiamo a fare, facendo sacrifici e impegnandoci, esperienze e competenze?

Cerchiamo solo di diventare un pulcino che sceglie una chioccia politica e aspetta che ci piazza! Oppure andiamo via da questa terra!”.

E se spieghi che, comunque, ci può riuscire con la sola forza dei suoi meriti, ti accoglie uno sguardo rassegnato per dirti, anche senza parole, che ci può riuscire uno mentre mille si perdono e anche quell’uno è destinato, prima o poi, a soccombere.

Eppure nello scontro fra diritti e favori ci vuole proprio lo slancio di una gioventù scatenata per il grido di Silvio Spaventa: “Giustizia nell’Amministrazione”, “impedendo che si corrompano le nostre istituzioni, nelle quali solamente il popolo italiano, colla libertà, può raggiungere il suo maggiore interesse”!

Quanta resistenza verso l’affermazione, soprattutto nell’amministrazione pubblica del Sud, dei principi costituzionali!

La mancanza di un mio omologo pugliese, calabrese, siciliano è segno che qui al Sud il Difensore Civico rompe schemi antichi non solo di familismo amorale ma di quello che io chiamo: movechismo, dall’espressione tipica del politicante di turno: “Mo veco io” (ossia “ora vedo io”), con cui si offre indipendentemente dal suo ruolo istituzionale a supporto di una ragione, sbagliata o giusta, sottopostagli.

Se non si ha diritto si può comunque agire per raccomandazione avverso l’avente diritto e persino l’avente diritto deve munirsi di raccomandazione.

E’ evidente che tali metodologie consolidate ostacolano la Difesa Civica perché sono incompatibili con la presenza del Difensore Civico, Promotore dei Diritti nell’Amministrazione pubblica, Amico istituzionale del Cittadino (e che, quindi, è concorrenziale al ricorrere “agli amici degli amici”).

Basta anche vedere i criteri formali ed elusivi di esame meritocratico che vengono adottate per la valutazione della performance dei dipendenti della pubblica amministrazione. E su tali valutazioni vi sono, in contraddittorio, significativi ricorsi. Ma molti tacciono e subiscono. Non è un caso che molti si rassegnano a che “burocrate” significhi lento, inefficace e negligente: perché mai poi bisognerebbe essere veloci, efficaci e innovativi se i criteri concreti che dominano sono quelli della compiacenza, addirittura chiamata merito.

Affrontiamo la realtà: persino nella scelta del Difensore Civico è più facile oggi piazzare un compagno di cordata dei contemporanei amministratori che un autentico Garante del Cittadino.

Nella mia relazione precedente avevo parlato del mio intervento sostitutivo sulla Città metropolitana di Napoli che, pur avendo nel proprio Statuto il Difensore Civico, non lo nominava.

In particolare sappiamo tutti che, in tali occasioni, i dialoghi fra i decisori vertono su: “a chi spetta?” e talora in tali dialoghi si indugia lungamente.

Ecco allora che il mio Commissario ad acta, sulla base di precedenti giurisprudenziali, già indicati nella mia precedente relazione, ha provveduto a nominare il Difensore Civico della Città metropolitana, finalmente, sulla base di criteri trasparenti e chiari di titoli di competenza ed esperienza.

Pensate Voi che la storia sia finita, come indicavo nella mia precedente relazione?

Nient’affatto!

Ecco che l’Amministrazione ricorre al TAR e l’occasione è buona per riaffermare la legalità della mia azione (allegato 1, Sentenza TAR Campania, Napoli, 21 maggio 2019, n. 2701, passata in giudicato).

  1. Sì, vi sono storie che qualcuno vorrebbe non finissero mai! Costantemente cercare di rimettere in discussione un antagonista alla prassi vigente.

Ci sono volute otto pronunce giudiziarie, sempre a mio favore, perché io venissi nominato Difensore Civico.

E’ una storia di otto anni. Talora le vicende giudiziarie sono lunghe perché gli esiti sono contrastanti. No, stavolta tutti i giudici mi davano sempre ragione ma la Regione Campania procedeva sempre in difformità fino all’esito finale in cui, con provvedimento di Commissario ad acta secondo statuizioni del Consiglio di Stato, sono stato nominato sulla base, come espressamente precisato nel provvedimento di nomina, del mio “documentato curriculum”.

Mai nessun dubbio, nei numerosissimi contraddittori, è stato presentato dai due controinteressati (precedentemente nominati illegittimamente Difensori Civici) o dalla Regione Campania sul mio curriculum ma comunque ho voluto documentarlo in giudizio per evidenziare alcune incongruenze (chiamIamole così!) di altrui curriculum e chiedendo e ottenendo, in contraddittorio, più pronunce giudiziarie.

Ebbene debbo, purtroppo, riparlarne perché mi sono trovato, di nuovo, a distanza di più di un anno dalla mia nomina, dopo più procedimenti amministrativi e pronunce giudiziarie, davanti a una ANCORA nuova richiesta di verifica dei miei titoli, con una nota scritta da parte del dott. Vincenzo De Luca nella sua qualità di Presidente della Regione.

Tale autorevole intervento del Presidente della Regione è stato sostanzialmente motivato nella nota da due punti: 1. la mia carica è importante; 2. non ero stato nominato con ben volere dei politici nostrani (e, infatti, essi avevano prima voluto una persona e poi, con il cambio politico in Regione, un’altra persona). Sì, proprio così.

Allora, esaminando i due punti, 1. la mia carica sarà pure importante (anche se è l’unica carica al mondo di tale impegno svolta a titolo gratuito, ossia, per non farla funzionare, – ma con me anche questo è un metodo che non funziona – non sottopagato ma zeropagato!) e 2. sicuramente sarò fuori dalla “crocchia”.

Ma questi due punti non possono essere ragioni per imporre metodi neostalinisti, non si può mettere ancora un’altra volta in discussione un giudicato, aprendo un ulteriore procedimento che lo viola in radice, e utilizzare uno strumento di controllo, che va utilizzato a campione su quanti non siano stati già verificati, solo per tentare di colpire o infastidire una persona non allineata.

Si sa che il mio curriculum non è breve, sta in versioni pubbliche sui Siti web del Consiglio regionale della Campania, della Camera dei deputati, del Senato della Repubblica (a disposizione dei destinatari della mia presente relazione ma anche di tutti i Cittadini) e anche del Parlamento Europeo ed è voluminosa la documentazione relativa.

Beh, è evidente che tale nuovo tormento è solo per fare circolare la voce che era stato aperto un procedimento sui miei titoli (ovviamente ineccepibili ma il punto è un altro ossia ci troviamo rispetto a un’espressione rude di dominio: sto controllando il mio controllore, rapporto non accettabile in un sistema democratico).

Se il dott. De Luca vuole ancora contestare qualcosa circa le sentenze (e andare incontro a una nuova soccombenza giudiziaria), veda se ci sta un avvocato che propone una revocazione dei provvedimenti giudiziari che hanno trattato i miei titoli e specificamente il curriculum “documentato”.

Così come per la richiesta di risarcimento dei danni di 25000 euro, per mie confermate lettere, si sa bene che questi metodi aggressivi, indegni e illeciti certamente non riescono a intimidirmi ma hanno, tuttavia, una portata dissuasiva nei confronti di chi vuole fare il suo dovere e magari contrastare, quando occorre e spesso occorre, il malgoverno e la malamministrazione.

Non tutti sono resistenti a tali metodi e tanti, dinanzi a tali esempi sconcertanti di tormenti, ripiegano nel: “Ma chi me lo fa fare? Questo inizia pure con me e finisco di campare in pace”.

Poiché, per quanto mi riguarda, non ho certamente cercato pace combattendo per un posto di combattimento, un siffatto comportamento semplicemente mi disgusta per l’utilizzo improprio del potere pubblico, di dipendenti della pubblica amministrazione, del loro tempo, del tempo di un Difensore Civico.

Dov’erano i “fondati dubbi” che la legge richiede per la verifica dei titoli? Oppure v’era un’indagine “a campione” in tutte le nomine negli ultimi cinque anni dell’Amministrazione del Consiglio regionale della Regione Campania? E questo campione è costituito solo dalla mia persona? Possibile mai? Ho chiesto di sapere chi erano i controllati negli ultimi cinque anni e non è risultato nessuno. Solo io.

Mi è sinceramente balenata la voglia di fare annullare subito, per vie giudiziarie, tale ordine del Presidente della Regione, già in sé arbitrario nei contenuti e poi rivolto alla distinta e autonoma Amministrazione del Consiglio regionale (ordine persino contrastante con il testuale giudicato! ordine che ha dovuto anche “saltare” la competente Presidente del Consiglio regionale!) ma, alla fine, mi dico che posso serenamente sopportare anche tale molestia, non posso permettere che si tenti astutamente e in malafede di dire che mi nego alla trasparenza, mi dedico a raccogliere e ordinare i miei titoli nelle modalità richiestemi (secondo il curriculum del 2012) e li presento alla qualificata, congiunta, addetta presenza di una terna brillante di dirigenti e funzionari preposti, illustrando ovviamente che partecipavo solo per mia trasparenza a questa procedura da inquisizione medievale e solo per evitare un contenzioso insensato.

Oltre ai titoli, mi viene impropriamente richiesto anche di firmare di non essere in condizioni di inconferibilità e incompatibilità ai sensi del decreto legislativo 39 del 2013. In verità, faccio presente, come evidenziato dall’Autorità Nazionale AntiCorruzione (parere adottato con delibera n. 622 dell’8 giugno 2016, agevolmente rintracciabile sul suo sito, bastando indicare: “Difensore Civico”), che il Difensore Civico non è soggetto a tale regime di inconferibilità e incompatibilità. Nella delibera n. 622 citata viene chiaramente sancito in conclusione la “non applicazione delle ipotesi di inconferibilità e incompatibilità di cui al decreto legislativo n. 39/2013”. Ma comunque, poiché non sono stato e non sono in nessuna condizione di inconferibilità e incompatibilità ai sensi del decreto legislativo 39 del 2013 e di ogni altra norma, firmo anche questa dichiarazione, non perché dovuta o perché siamo legittime queste richieste inquisitoriali ma esclusivamente per trasparenza volontaria.

L’occasione della verifica dei titoli mi è stata lieta per rimembrare parecchie esperienze, anche giovanili, e la vicenda si è chiusa con la compiuta esposizione dall’amministrazione del Consiglio regionale al Capo Gabinetto del Presidente della Regione, originario mandante.

Non mi voglio dimenticare di fare presente che la copia dell’ordine inquisitoriale del dott. De Luca l’ho vista dopo il “processo”, il quale ha assunto, pertanto, un’atmosfera irreale e kafkiana. L’unico Difensore Civico in Europa che è stato per tre volte nella rosa finale per Difensore Civico europeo e che è sempre evidentemente risultato, dagli atti dell’Unione Europea, il più idoneo e titolato specificamente per l’incarico (anche se non soggetto alle lobby e cordate internazionali) è stato chiamato ancora una volta, dopo otto anni di atti (2010-2018), a straordinari “controlli” e “verifiche” senza che neppure ci fosse l’ombra di un rilievo specifico.

E’ un po’ come se si aprisse un processo penale per vedere se uno ha violato il codice penale!

  1. Forza! Usciamo da queste miserie! E consoliamoci.

Innanzitutto sulla vicenda sostanziale per cui ho ottenuto una richiesta assurda giudiziaria di risarcimento di 25000 euro la legalità ha trionfato.

Si tratta della vicenda dei Navigator per cui, a differenza delle altre Regioni, il Presidente della Regione Campania non voleva procedere affinché fossero assunti ed io, pertanto, a lui mi sono rivolto.

I Navigator giustamente chiedevano al Presidente della Regione Campania di eliminare ogni ostacolo, non ottenendo neppure un appuntamento.

E’ difficile rappresentare i toni beffardi utilizzati dal dott. De Luca rispetto a tali persone che avevano vinto una selezione. Il criterio distintivo utilizzato è chiaro. Anche questi non erano stati selezionati da lui.

  1. Consapevoli che la legalità può trionfare, guardiamo ora al futuro che, per essere lieto, deve essere di tutti, estrinsecando quel principio di partecipazione di cui all’art. 3 comma 2 della Costituzione.

Possibile mai che per i Parchi solo l’avvertenza di richiedere lo scioglimento dei Consigli di Amministrazione ha fatto ottenere il risultato dei regolamenti per la partecipazione, come nel Parco del Cilento?

Nulla di esaltante nel merito del regolamento! Ma comunque un buon viatico per l’azione nei comuni.

12. Il mio commissario ad acta nel comune di Sassano per la mancanza del regolamento per la partecipazione ha svolto un ottimo lavoro, varando, con delibera del 30 settembre 2019, un regolamento per la partecipazione davvero innovativo e dalla parte dei Cittadini.

Il regolamento adottato prevede un Comune in cui vi siano:

un Codice deontologico dei pubblici amministratori che li mette in una posizione di servizio e aperta concretamente ai Cittadini;

nomine meritocratiche a tutti i livelli con procedure trasparenti, con curricula pubblicati preventivamente sul sito web per osservazioni di tutti (che vanno valutate);

consiglio comunale aperto;

referendum propositivi e direttamente deliberativi;

Garante del Cittadino non nominato dall’organo politico ma dal Forum dei Cittadini;

bilancio partecipativo e sociale con apporto dei Cittadini;

partecipazione diretta alla Macroregione Mediterranea.

Insomma un cambio di paradigma rispetto all’esistente!

Se si realizzasse in ogni Comune un regolamento con analoghi principi sarebbe finalmente realizzato quel principio di sovranità popolare previsto in Costituzione.

Ma l’Amministrazione regionale, unitamente al Comune di Sassano, ha contestato i miei atti e il TAR Salerno ha ritenuto che la competenza per il commissariamento sia del Presidente della Regione (e non del Difensore Civico).

Mi limito a evidenziare un solo fatto processuale: l’avvocatura della Regione Campania, preposta a difendere gli atti regionali del Difensore Civico, come ha fatto per i miei illegittimi predecessori, senza neppure previo avviso, si è schierata tout court con il Comune inadempiente. Un’ulteriore situazione paradossale!

La sentenza TAR Sezione staccata di Salerno (Sezione Seconda), 21 gennaio 2020, n. 2056 è stata appellata, concentrandosi sul merito, e vedremo che statuirà il Consiglio di Stato.

13. La domanda – direbbe taluno – sorge spontanea:

Ma allora, acclarata e indiscussa l’inadempienza, perché il Presidente di Regione non ha mai proceduto e non procede lui rispetto ai tanti Comuni inadempienti, se davvero si ritiene competente in merito ai poteri sostitutivi ex art. 136 del decreto legislativo 267 del 2000?

Altra domanda:

Ma è poi giusto dare competenze di tal genere a un organo politico che poi si troverebbe a fare i conti con Sindaci politicamente amici e avversi?

14. Le suindicate domande assumono rilevanza su altre vicende importanti. Nel quarto capitolo della mia precedente relazione parlavo concretamente di un punto centrale e cioè della sottorappresentazione dell’intelligenza e delle capacità delle donne alla guida delle varie amministrazioni locali, violando la normativa in materia.

Poiché le sentenze vanno rispettate (anche se è giusto impugnare quelle errate), considerando la predetta sentenza di Salerno, ho rimesso la vicenda al Presidente della Regione che, però, non ha provveduto e non provvede ancora.

Morale della favola: finché potevo procedere io prima della censura del Presidente della Regione e l’affermazione improvvisa della sua posizione rivendicatrice di propria competenza (solo verso me naturalmente, mai effettuata verso i miei predecessori!), la legge promozionale per le donne veniva sempre più rispettata e, con le buone soprattutto, i Sindaci si adeguavano, come perfettamente è avvenuto in Comuni quale Cesa, Villa di Briano, Calabritto.

“Ma da quando ci sei tu”, – direbbe Lucio Battisti –, gent.mo dott. De Luca, (mentre lasciavi via libera ai miei predecessori) è ora tutto fermo per la presenza delle donne e i casi di Aversa e Caserta, ove la sottorappresentazione di donne e la violazione di legge è palese, continuano indisturbati. A questo punto, se il Presidente di Regione non provvede per il rispetto della normativa, dovrò evidenziare le differenze dagli atti di Sassano e procedere comunque io per fare rispettare la legge per le donne? Non è che poi si scatenano nuove “gelosie”?

Insomma una risposta sarebbe giusto darla subito al Difensore Civico concretamente senza timori di scontentare Sindaci maschilisti di qualunque colore e non lasciando tale ambiguità, visto che ho finora riservata la scelta al dott. De Luca, perché non cerco potere ma di risolvere le questioni. In altri termini la situazione non può restare così.

15. In effetti se il Comune non provvede è giusto che si agisca in via sostitutiva. Così ho concluso il procedimento per i lavoratori del CMO licenziati per un groviglio burocratico che non permetteva la conclusione di un procedimento di autorizzazione del Comune di Torre Annunziata.

Il mio Commissario ad acta ha dato a Torre Annunziata l’autorizzazione per il trasferimento del CMO, ponendo fine “all’odissea dei lavoratori licenziati”.

I lavoratori erano stati licenziati da un anno per un groviglio burocratico dovuto al fatto che l’azienda CMO, obbligata a lasciare i precedenti locali perché dichiarati non idonei, non poteva continuare le attività in altro locale perché mancava l’autorizzazione richiesta per il trasferimento.  La Città di Torre Annunziata evidenziava che non poteva dare l’autorizzazione richiesta perché aspettava il parere dell’ASL e della Regione Campania, la quale, come ho accertato, non aveva, invece, alcuna competenza; anche l’ASL sosteneva che non poteva dare il parere perché non aveva avuto risposta dalla Regione Campania; insomma, una situazione di paradossale burocrazia il cui prezzo era stato pagato dai lavoratori e dalle loro famiglie, che si sono rivolte al Difensore Civico.

Stante il parere favorevole sulla idoneità dei locali da parte del Comando dei Vigili del Fuoco locali, il Commissario ad acta ha concesso l’autorizzazione ed è stata possibile la ripresa del lavoro interrotto e la riassunzione dei lavoratori licenziati.

16. Analogamente è avvenuto per il Comune di Casagiove ove solo la nomina del mio Commissario ad acta ha permesso la conclusione, richiesta dai proprietari, dei procedimenti (invito, allegato 3, e atto del mio Commissario ad acta, allegato 4).

Democrazia non è solo votare. Ma è anche avere il potere concreto, pieno e accessibile del Cittadino di ricondurre sempre il potere pubblico al suo servizio.
La Costituzione statuisce che il potere “appartiene” al Popolo, non ai suoi delegati

che non possono restare impunemente sordi rispetto alle fondate richieste.

E l’ordinamento deve tutelare il Cittadino in maniera concreta, completa e celere.

Vediamo anche questo caso specifico come esempio del fatto che il Cittadino può reagire, tramite il Difensore Civico, vittoriosamente contro la “sordocrazia”.

Ad alcuni Cittadini di Casagiove era stato pacificamente riconosciuto, secondo le normative intervenute,  il diritto di proprietà di abitazioni.

Dovevano soltanto pagare un importo per acquisirlo ma gli uffici non quantificavano loro la somma.

Stante l’inerzia, i Cittadini  non sapevano quanto pagare, e, quindi, erano impediti ad acquisire la pacificamente dovuta proprietà del bene.

Ad altri raccomandati sì,  a questi Cittadini no.


E’ una storia comune: un cittadino vanta un diritto, nessuno lo ascolta, nessuno gli risponde, né l’amministrazione né la politica. 

Forse non è amico, forse chiede solo un diritto e non un favore, forse non si rivolge agli amici degli amici.

Il Cittadino è inerme, subisce passivamente, sa che non può essere che le cose vadano in questo modo ma molto spesso non sa cosa fare.

Un giorno scopre il Difensore Civico il quale, in casi di inadempienza della PA comunale per atti obbligatori per legge, dopo le dovute verifiche del caso,

adopera rimedi concreti, ad esempio attiva con determinazione i poteri sostitutivi e nomina un Commissario ad Acta.

Il Commissario si sostituisce nel Comune a tutto e tutti, amministrazione e politica, per far valere la legge  su tutto e tutti.

Un vero e proprio Commissario del Popolo che dà giustizia!

La politica del muro dell’indifferenza, del silenzio e della sordità del potere pubblico può e deve essere sconfitta.


Ancora una volta è stata sconfitta.

La nostra Costituzione e la legge hanno già ben definito la posizione del Cittadino all’interno dello stato sociale. 

Il cittadino non è soltanto colui che sceglie i propri rappresentanti e stipendia i pubblici impiegati ma colui che ha diritto ad attività tempestive, efficaci, giuste della Pubblica Amministrazione.

17. Analogamente mi comporterò nei confronti del comune di Aversa

se non colma subito i ritardi per l’adeguamento alle norme del mercato ortofrutticolo (invito, allegato 5).

18. Anche dove non sussistono poteri sostitutivi sono riuscito a ottenere concreti risultati, come dimostrano i miei inviti per i lavoratori di Almaviva (invito, allegato 6) e dei lavoratori di Hospital Service (ex American Laundry) (invito, allegato 7).

19. L’attuale perdurante situazione dell’emergenza sanitaria dovuta al coronavirus non permette polemiche. Non mi soffermo neppure sull’assurdità di avere attribuito il ruolo di Garante della Salute senza dare poteri specifici concreti, senza dare personale (anzi riducendolo) né alcun tipo di risorsa. Mi limito a ricordare il mio immediato allarme sangue, l’intervento per i medici del pronto soccorso, il sollecito dei dispositivi di sicurezza e per la sicurezza e la richiesta di passaggio al telelavoro nei call-center.

20. In tale quadro sono giunte a prime soluzioni le vicende dei talassemici, evidenziate nella mia prima relazione.

Per gli autistici non si affrontano, invece, i nodi strutturali rilevanti così come esposti nella mia precedente relazione, anche se con interventi di esperti sono state affrontate specifiche situazioni di bambini nelle scuole con qualche miglioramento di terapie.

Intanto si è aggiunto un mio nuovo intervento per i bambini cosiddetti iperattivi e con disturbi di apprendimento (allegato 8).

21. L’azione riguardante l’ecomostro di Agrimonda, situato fra i comuni di Mariglianella e Marigliano, è giunta, a seguito di un mio “tallonamento” continuo, a decisioni ma non si procede ancora, – oltre che per la promessa centralina di monitoraggio, – alle concrete ultime attuazioni per un conflitto di competenze fra Regione Campania e Comune di Mariglianella. Eppure così la situazione degenera, sussiste un protratto gravissimo pericolo per la salute, non si riesce ancora a procedere alla necessaria bonifica, manca qualunque intervento del Ministero dell’ambiente e non è possibile restare in questa situazione.

22. Nelle anomalie troviamo spesso geneticamente un cattivo uso del potere pubblico.

Ad esempio viene segnalato da un Cittadino che un sito pubblico regionale dedicato a dare informazioni sul traffico sforna notizie erronee e fuorvianti. Dall’esame della vicenda da parte del Difensore Civico emerge, oltre che irregolarità nelle gare precedenti, persino che, cessato il termine del precedente affidamento all’impresa, non è stata indetta nuova gara ma è stata indetta una selezione e sono stati scelti – guarda caso! – gli ex dipendenti della stessa impresa, in buona parte imparentati fra loro.

23. Non avviliamoci rispetto a tali miserie, ampliamo i nostri orizzonti e apprendiamo dal futuro che emerge, costruendo un modello di pubblica amministrazione efficace e umana, produttiva e gentile, europea e meridionale.

E la sintesi di tale prospettiva è certamente il nuovo rapporto fra i Cittadini

e l’Europa con lo sviluppo in corso delle Macroregioni.

In particolare la Macroregione Mediterranea, pur sorta in ritardo rispetto alle altre quattro Macroregioni che hanno già avuto approvata la strategia dagli organi europei, sta sviluppandosi celermente secondo un modello pienamente partecipativo, cogliendo ogni opportunità,  poiché  non esiste un Modello standard prescrittivo, secondo quanto precisamente evidenziò, nell’apposita sua relazione,  il Commissario per la politica regionale dell’Unione Europea  Pawel Samecki (2009).


La Macroregione ha due caratteristiche molto importanti e stimolanti:

1) diversamente da altre iniziative dell’Unione Europea, che sono tutte improntate alla compartecipazione di enti pubblici, la Macroregione è il più importante strumento per l’integrazione dei popoli, non prevedendosi una gestione di apparati politici e burocratici ma essendo possibile una Governance sulla base dell’impegno e delle competenze;

2) diversamente da altre iniziative dell’Unione Europea, si tratta di un’iniziativa sempre aperta alla partecipazione di confinanti realtà extraeuropee. 

Il Difensore Civico campano, a seguito di espresso unanime  invito dell’Assemblea della Macroregione Mediterranea che lo ha prescelto come Amministrazione Pubblica procedente, ha adottato il Decreto n. 9 del 12 novembre 2018, pubblicato sul Burc n. 89 del 29 novembre 2018 e ha visto con gioia gli enormi progressi della stessa Macroregione Mediterranea, inizialmente completamente sconosciuta, verso la strategia, come già avvenuto per le altre quattro macroregioni.

Infatti la Macroregione Baltica ha già  avuto approvata  la strategia nel 2009, la Macroregione del Danubio  nel 2011, la Macroregione Adriatica Jonica   nel 2014; la Macroregione Alpina   nel  2016. 

L’azione della Macroregione Mediterranea, con la sua apertura e portata innovativa, ha oramai messo in moto, quantunque non sia ancora conosciuta dalla generalità dei Cittadini, un entusiasmo, una voglia di partecipazione e una sinergia finora mai così sentita, particolarmente fra le organizzazioni professionali, culturali, sociali, imprenditoriali, sindacali e associative degli Enti locali.

In apprezzabile sintonia, con diverse modalità e forme, ciascuno ha evidenziato “il reale protagonismo dei vari attori” (lettera d’intenti della UIL nazionale), l’adesione convinta di enti locali (delibera AICCRE Campania) e la partecipazione possibile, in una visione europea ed extraeuropea, di realtà imprenditoriali e associative che “possono così sentire l’Europa più vicina e al tempo stesso procedere per il dialogo, lo sviluppo e la cooperazione”.

La strategia mediterranea permetterà all’Europa di integrare la sua proiezione internazionale, all’Italia di cogliere finalmente tutte le opportunità della sua posizione geografica e di rafforzare il suo peso in Europa e al Meridione d’Italia e alla Campania di rivendicare il suo ruolo di centralità nello sviluppo sociale dell’intero mediterraneo. 

24. E’ bene che io concentri l’attenzione dei miei autorevoli interlocutori di questa relazione sulle suddette vicende centrali, desideroso di conoscere, aldilà degli aspetti formali di questa relazione, quali siano gli intendimenti e gli interventi.

Avv. Giuseppe Fortunato

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