L’INSUFFICIENZA DELLA DIFESA CIVICA TERRITORIALE E I NUOVI DIRITTI DI PARTECIPAZIONE

Giu 1, 2017 | News | 0 commenti

L’insufficienza della difesa civica territoriale e i nuovi diritti di partecipazione

Come si sa, l’Italia ha adottato un modello di difesa civica di fatto a “macchie di leopardo”, in anni peraltro caratterizzati da un ritorno deciso ai principi della territorialità e della sussidiarietà verticale. È vero, dei tre pilastri weberiani della statualità moderna, l’elemento territoriale sembra il più solido e duraturo. Ma è altrettanto vero che le funzioni pubbliche periferiche si rafforzano quando trovano un’unità più alta, un ideale regolativo più generale, più astratto. Anche la difesa civica si rafforza quando trova fattori unificanti, al di là delle competenze territoriali. È il caso ad esempio del recente accordo, sotto l’ombrello euro regionale, delle tre difensore civiche del Tirolo, dell’Alto Adige e del Trentino, che intendono mettersi in rete in maniera transfrontaliera. Non tanto e non solo per uno scambio di esperienze, pure necessario per rispondere più adeguatamente alle necessità dei cittadini in un tempo di profonde trasformazioni della democrazia e della partecipazione.

Proprio sul diritto di partecipazione dei cittadini e sulla sua espansione, è opportuno interrogarsi più a fondo. Come giustamente dichiara Maria Luise Berger, difensora civica in Tirolo, «Il cittadino di oggi è diventato più consapevole e più critico ed esige più diritti, proprio in tema di partecipazione».

E ancora, «Il senso di giustizia si è accresciuto, in riferimento in particolare a casi di percepita ingiustizia subita. In termini più semplici, il cittadino ha meno fiducia nei riguardi delle autorità costituite e ha più strumenti per rivendicare la sua sovranità. A livello locale, lo fa sui temi che riguardano la sanità, il territorio e l’ambiente, l’urbanistica, la viabilità e l’edilizia abitativa agevolata. Ma lo farebbe, a livello nazionale, anche su temi più tipici del rapporto di rappresentanza e sulla sostanza del legame fiduciario con i propri governanti. In fondo, anche la velocità di deperimento delle leadership che si registra negli ultimi anni, è una conseguenza del clima di sfiducia generalizzata verso le istituzioni e i loro vertici, in mancanza di un sistema dei partiti strutturati e ideologici, che una volta assicuravano con più facilità la mediazione rappresentativa. Certo, un’evoluzione in senso nazionale della difesa civica non risolverebbe tutti i problemi della democrazia rappresentativa in Italia e il deficit di sovranità che viene avvertito dai cittadini, ma di sicuro sarebbe un ingrediente fondamentale per ricostruire il patto sociale. Nell’assenza di una difesa civica nazionale, saranno sempre più frequenti gli accordi di cooperazione tra difensori civici territoriali.

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