Rilevante ed emblematica è la vicenda della nomina a Difensore Civico dell’Avv. Giuseppe Fortunato. Rilevante ed emblematica per mettere in luce il rigore e la trasparenza con cui il medesimo ha operato, al fine non di ottenere un “podio” personale, ma per restituire la Difesa Civica alla collettività, affermando quei principi sanciti dalla Costituzione Italiana, e che si ricavano da molte disposizioni legislative, per attestare un percorso esemplare e ridare ai cittadini la fiducia nelle Istituzioni. Della serie:”Non demordete, si può”.
Innanzitutto la trasparenza, che dovrebbe essere scontata nell’operato di chi voglia assumere un ruolo politico. Scontata per chi è investito della responsabilità di una gestione amministrativa improntata al rispetto dei diritti fondamentali dei cittadini, che si traduca in azioni finalizzate al benessere della collettività. Una trasparenza, in parole e agire,contraria all’ambiguità, alla disonestà e a tutta quella impropria prassi di “segretazione” di atti, provvedimenti, condotte, artatamente costruita per tenere fuori i cittadini da certe orbite e banchetti. Ma ancor più per tessere una pericolosa strategia di “addomesticamento” delle coscienze, per rallentare o impedire la crescita civica dei singoli e dei gruppi.
Ben otto anni ci sono voluti, infatti, per nominare il Difensore Civico della Regione Campania, recuperando i crismi della legalità e a seguito di una “odissea giudiziaria” che non aveva alcuna ragion d’essere se si fosse agito in trasparenza. Non ci sarebbe stato bisogno, anche per i costi che da una parte e dall’altra sono stati sostenuti, di fare arrivare la questione nelle sedi giudiziarie, trattandosi di un iter amministrativo fondato essenzialmente su una verifica dei requisiti e comparazione dei curricula dei candidati. E invece il tempo perso è stato scandito in sette sentenze, due del TAR, quattro del Consiglio di Stato e addirittura una della Cassazione. Tuttavia era necessario perchè l’Avv. Fortunato rendesse evidente e possibile che bisogna far “Strada ai competenti e non più ai raccomandati”. A tutti è dato partecipare, a pari condizioni, ma nella lealtà e trasparenza, secondo principi meritocratici. Questa è la lezione che se ne ricava.