IL DIFENSORE CIVICO NAZIONALE E LA TUTELA DEL GENERE

Apr 3, 2017 | News | 0 commenti

 

La commissione Parità e diritti per le Persone dell’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna sta valutando, con l’appoggio del Difensore civico, Gianluca Gardini, di proporre una risoluzione per sollecitare l’istituzione di un Difensore civico nazionale. Una figura che, oltre a tutelare i diritti del cittadino nei confronti dell’amministrazione, raccomandi e rilanci- d’intesa con le analoghe figure regionali- l’applicazione dell’equilibrio di genere nelle giunte dei Comuni con più di 3.000 abitanti, come previsto dalla legge Delrio del 2014. Se n’è discusso a gennaio in commissione, presieduta da Roberta Mori (Pd), dove Gardini ha relazionato sul suo intervento a seguito di segnalazioni che hanno riguardato le giunte di Alto Reno Terme, nel bolognese, Casina, nel reggiano, Polesine Zibello, nel parmense, “dove vi è una sottorappresentazione di uno dei due generi, che la legge indica nella misura inferiore al 40% del totale degli assessori più il sindaco.

 Tra i compiti del Difensore civico quello di intervenire in questi casi, suggerendo, o al massimo sollecitando, il sindaco ad aprire un nuovo procedimento di avviso pubblico e riesame delle candidature, oppure di chiedere una motivazione valida per non poter agire in tal senso. La risposta è stata immediata da Alto Reno Terme che ha subito provveduto a una sostituzione in giunta, mentre Casina ha aperto un bando pubblico e Polesine Zibello ha, “con prove più o meno documentate”, dichiarato di non poter procedere.E’ evidente che qualsiasi atto di una giunta formata in violazione delle regole sulla rappresentanza di genere potrebbe essere impugnato da un soggetto che abbia un interesse giuridicamente rilevante a ricorrere (un cittadino o un consigliere di opposizione, ad es.), il quale dovrebbe comunque dimostrare di aver ricevuto una lesione concreta dall’atto e rispettare il termine perentorio dei 60 gg. per l’impugnazione al TAR. Anche a voler ammettere che queste condizioni siano soddisfatte, non è facile dire come si orienterà il giudice amministrativo rispetto ad un atto assunto da una giunta non correttamente formata, dal momento che l’atto è sì teoricamente viziato (incompetenza relativa), ma molte ragioni potrebbero spingere il giudice a salvarlo: il TAR potrebbe applicare la “prova della resistenza” e ritenere validi tutti gli atti che sarebbero comunque stati assunti anche con la partecipazione di uno/due assessori diversi, i quali non avrebbero comunque inciso sulla maggioranza richiesta per assumere l’atto; oppure far valere il principio della continuità dell’azione amministrativa, che impone di ritenere validi gli atti assunti da organi formalmente incompetenti e persino dai funzionari di fatto. Insomma la via giurisdizionale non si presenta facile. Altro è il discorso sull’annullamento degli atti di nomina degli assessori assunti dai sindaci in violazione delle regole sulla parità di genre, rispetto ai quali si riscontra già oggi una giurisprudenza favorevole all’annullamento. “Se la legge Delrio non ha previsto sanzioni ci limiteremo ad assumere un ruolo di accompagnamento, di memento delle norme”. La consigliera Pd sottolinea comunque che “anche se si tratta di una legge importante, soprattutto dal punto di vista politico-culturale, è pur sempre una legge. E il Testo unico per la legalità che abbiamo appena approvato ci dice che il rispetto delle norme è fondamentale. Se costruiamo un elemento di giustificazione, senza volerlo, indeboliamo il principio stesso di legalità”. 

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