Il civismo, garanzia di unità per l’Italia
Le istituzioni devono rispettare le libertà del cittadino, e il cittadino deve rispettare l’autorità delle istituzioni. Lo scambio, da che esiste la società politica, è sempre all’essenza quello tra libertà e autorità, ma anche quello tra l’uno e il molteplice. La politica è in ultima istanza ciò che conduce dalla pluralità all’unità, l’arte della semplificazione, della convergenza. È federativa per natura, è pattizia per vocazione. Ciò che divide non è politico in senso stretto. Certo, c’è il metodo democratico che si realizza attraverso la competizione elettorale, ma la politica non va confusa con il momento della selezione dei decisori pubblici. Si può dire che essa cominci il giorno dopo la disputa elettorale. Non sto affermando la necessità del consociativismo. Una certa dialettica costruttiva è bene che animi la vita dei parlamenti e la stessa opinione pubblica. Ma c’è anche una dialettica fine a se stessa, corrosiva del bene comune per eccellenza che è la salute delle istituzioni, la salus rei publicae. In fondo, è l’eredità perenne del marxismo, che appunto non faceva mistero di volere estinguere lo Stato, ritenuto a priori uno strumento della borghesia contro il proletariato, meritevole quindi della violenza rivoluzionaria operata in senso messianico dal partito bolscevico. C’è anche chi nella storia ha interpretato la difesa civica in modo radicale, non per abbattere il potere arbitrario del tiranno di turno, ma per abbattere il potere tout court, immaginando un mondo in cui non ci fosse sottomissione o diseguaglianza di funzioni. E così pensando ha creato i peggiori sistemi totalitari della storia. Quando si dice l’eterogenesi dei fini…
Tornando alla dialettica perenne e superficiale condotta spesso contro lo stesso patto civile, viene alla mente l’antico adagio evangelico: “omne regnum in se divisum desolabitur”. L’Italia, ad esempio, sta attraversando una fase assai difficile primariamente per la sua disunione quasi puerile, per le sue fratture mai composte, per i nodi della sua storia che non si sono sciolti quando era tempo. Il civismo in questo frangente sarebbe centrale e prezioso, se solo venisse preso sul serio e promosso nella sua sostanza, che è quella di assicurare una coerenza tra la dimensione comunitaria e la dimensione istituzionale, evitando al cittadino di oscillare tra l’intimismo della vita privata e la freddezza dei rapporti burocratici. E di comporre quel dissidio permanente e pernicioso, che fiacca l’italianità e la rende così vulnerabile davanti al mondo.
Mario Ciampi