Durante il servizio militare svolto nella Marina Militare con il grado di ufficiale venni eletto nelle Rappresentanze Militari ossia nel COBAR. In effetti svolgevamo un ruolo quasi come una specie di sindacato delle Forze Armate. Cercai di far capire ai miei colleghi che le Forze Armate si devono modernizzare e ritagliarsi un ruolo nella società civile piuttosto che rimanere ancorate agli antiquati e anacronistici regolamenti militari.
Sono passati molti lustri da quell’esperienza, tante cose sono cambiate nella realtà del nostro Paese, ma molto poco è cambiato del comparto delle Forze Armate. Basti pensare che solo nel nostro Paese, per partecipare ai concorsi nelle Forze Armate e per i Corpi di Polizia, il limite massimo è di 25 anni. Un vincolo discriminatorio che contrasta con la media dei 33-35 anni, non solo a livello europeo, ma addirittura mondiale.
Questa disparità normativa ha indotto un gruppo di ragazzi che hanno compiuto i 26 anni a unirsi in un “Comitato per la revisione dei limiti di età per i concorsi nelle Forze Armate”. Il Comitato ha pensato bene di rivolgersi al Difensore Civico della Campania che sempre più sta assumendo le sembianze di un contemporaneo “Robin Hood” della legalità. Già in passato, l’Avvocato Giuseppe Fortunato si era imbattuto in una questione discriminatoria in materia di concorsi, ottenendo di far modificare i limiti di altezza femminili per l’accesso nelle Forze Armate.
Naturalmente la questione dell’età deve essere rivista alla luce anche delle varie specialità delle Forze Armate. Non tutti i Corpi militari sono di alta specializzazione che richiedono una incondizionata idoneità fisica. Molti Corpi militari sono esenti da tale requisito. Così il personale viene impiegato in ruoli sociali, prodigandosi con tanti sacrifici e senso del dovere, anche in questi tempi, per far fronte all’epidemia del Coronavirus.
Il legislatore deve prendere in considerazione che l’attuale normativa, che disciplina il limite di età per l’arruolamento nelle Forze Armate e nei Corpi di Polizia, è immotivatamente differente dalle legislazioni degli altri Paesi europei che fanno parte dell’Unione europea e discrimina fortemente i nostri giovani. Su questo punto si è pronunciato positivamente il Consiglio europeo con la Direttiva 2000/78/CE del 27 novembre 2000. La Direttiva stabilisce un quadro generale per la parità di trattamento in materia di occupazioni e di condizioni di lavoro, al fine di combattere le svariate tipologie di discriminazione. La Direttiva vieta segnatamente, in materia d’impiego, ogni discriminazione direttamente o indirettamente fondata sull’età. La Corte di giustizia dell’Unione europea, con Sentenza del 13 novembre 2014, ha rilevato che la legge che impone un preciso requisito anagrafico per partecipare ai concorsi nelle Forze Armate e nei Corpi di Polizia è ingiustamente discriminatoria; infatti a parità di situazioni, alcune persone, soltanto per il fatto di aver compiuto (25 anni di età, come nel nostro caso), sono trattate meno favorevolmente di altre e ciò costituisce un requisito sproporzionato.
Anche nel nostro Paese, qualche tribunale ha emesso delle sentenze dello stesso tenore, invalidando i rigidi vincoli anagrafici per la partecipazione ai concorsi nelle Forze di Polizia locale. Inoltre, fra qualche mese, molti militari dovranno lasciare il servizio per raggiunti limiti di età. Questo comporterà un vuoto di organico che necessita altresì di nuovi arruolamenti dei giovani per poter colmare i posti lasciati vuoti.
L’azione decisa del Difensore Civico Giuseppe Fortunato sta finalmente aprendo un varco contro un’enorme ingiustizia.
Non si possono calpestare i sogni dei giovani che vogliono arruolarsi nelle Forze Armate per servire il proprio Paese e farsi il proprio futuro.
Claudio Modena