La Difesa Civica in Europa è il motore di una nuova cultura di coesione sociale, di partecipazione, corresponsabilità e condivisione. L’esperienza europea di questi anni ha contribuito a rafforzare la ragion d’essere della Difesa Civica, favorendo i diritti del cittadino e non le logiche degli apparati del potere politico e amministrativo.
In linea con questo orientamento, si muove lo Sportello Unico Internazionale (S.U.I.) della Difesa Civica, patrocinato in Italia da Camera dei Deputati, Senato della Repubblica e Presidente della Repubblica. Il suo compito è raccogliere ed esaminare i ricorsi presentati da qualsiasi cittadino, con oggetto casi di “maladministration”; intendendo per essa errori, ritardi, disfunzioni, omissioni o abusi, che si verificano nell’azione delle PP.AA. dei Paesi del Consiglio d’Europa, ben oltre quindi la stessa Unione Europea.
Similmente a quanto previsto dagli altri Stati dell’Unione europea, il S.U.I. sostiene un operato del Difensore regionale che sia in una posizione di indipendenza e nominato sulla base di predefiniti requisiti.
Orientamento recepito anche nel bando di selezione, emanato dal Consiglio regionale della Lombardia, per la nomina del Difensore, una personalità al di sopra della lotta politica contingente e con esperienza dirigenziale o assimilata. Un auspicio rimasto tale.
I politici lombardi, con la nomina del Difensore regionale al Pirellone, hanno dato seguito al vecchio sistema di spartizione degli incarichi pubblici. Uno sconfortante balzo all’indietro nella storia, che riporta alla memoria vecchi fantasmi del passato dell’agire nei politici.
Oggi è attivo però un fronte sociale civico, unito in difesa della creazione di un perimetro nuovo a favore di un incontro tra le reali competenze e le necessità dei cittadini.
Quanto sta avvenendo al Pirellone è paradossale.
Ad un candidato Difensore Civico che dichiara di avere un Master in Diritto Tributario, viene nominato e poi realmente non ha quel master, gli dovrebbe essere annullata subito la nomina. Inoltre non è stata effettuata nessuna “valutazione comparativa” fra i candidati, così come lo stesso Consiglio di Stato, ha recentemente reso necessario.
Tutto ciò alimenta giudizi negativi nei confronti della pubblica amministrazione, fonte di inefficienza, parzialità ed errori. Alimenta inoltre giudizi negativi nei confronti della politica, artefice di logiche perverse.
Come si può mai, proprio nella nomina del Difensore Civico, trascurare quell’obbligo di motivazione che è alla base della trasparenza della pubblica amministrazione?
di Ernesto Marino