L’avvio delle attività del nuovo Difensore Civico della Regione Campania, l’Avv. Giuseppe Fortunato, ha fatto da volano per riportare in auge l’impegno associativo comune per l’istituzione, per troppo tempo rimandata, del Difensore Civico Nazionale.
Occorre ora accelerare in Parlamento la proposta di legge per l’istituzione della suddetta figura nazionale che ha raccolto un’accoglienza pressoché unanime da parte di tutte le forze politiche.
In questo momento, dunque, si fa ancora più urgente una azione coordinata a livello nazionale, che spinga la politica a compiere l’ultimo passo per gettare le fondamenta di una figura istituzionale, qual è appunto il Difensore Civico Nazionale, da troppo tempo mancante all’appello delle garanzie fondamentali per il cittadino italiano.
L’Italia è l’unico Stato fondatore dell’Unione Europea e del Consiglio d’Europa, privo di un compiuto sistema di difesa civica a livello nazionale e la presenza del Difensore Civico è considerata parametro di democraticità delle istituzioni di un Paese e come tale, condizione posta per ammettere nuovi Stati a far parte dell’Unione Europea.
A questo proposito, sembra alquanto opportuno ricordare le dichiarazioni già elaborate nel lontano 2013, in occasione della formulazione della “Carta di Ancona” e sottoscritta da tutti i Difensori Civici Regionali italiani dell’epoca.
A livello internazionale, dall’ONU al Consiglio d’Europa e all’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa, tutte le istituzioni raccomandano la designazione di un Difensore Civico Nazionale, “con mandato generale su tutte le problematiche nei confronti delle Pubbliche Amministrazioni e gestori dei pubblici servizi e con la raccomandazione di garantire al Difensore Civico non solo l’autonomia e l’indipendenza formale, ma anche l’autonomia e l’indipendenza funzionale, amministrativa e contabile, dotandolo di strutture, mezzi, personale adeguati a svolgere il proprio compito in esclusiva libertà di competenza”. Questo è un punto fondamentale, a cui però deve prioritariamente essere aggiunta la creazione di un fondo speciale (adeguato ad un concreto bilancio di spesa annualmente redatto dagli uffici del Difensore Civico Nazionale) che ne garantisca una effettiva autonomia finanziaria. Inoltre, il personale adeguato e preparato non può essere lo stesso personale assunto (con altri compiti) dall’Amministrazione perché perderebbe la propria libertà di movimento nei confronti dell’Amministrazione stessa.
Finora si è assistito in Italia al proliferare di figure di garanzia di settore, sia a livello nazionale sia territoriale, a cui sono affidati compiti di garanzia e di regolamentazione, con somma confusione per i cittadini e con un enorme aumento dei costi di gestione (considerato che ciascuna figura non solo ha costi diretti, ma anche un proprio staff ed un proprio apparato). A questo proposito, la risoluzione 1959 del 2013, raccomanda espressamente di evitare il proliferare degli istituti di garanzia, evidenziando come ciò confonda i cittadini sui mezzi di tutela attivabili e considerando che l’accentramento degli istituti di garanzia può consentire un migliore utilizzo delle risorse in questi tempi di crisi.
Il Difensore Civico Nazionale deve tornare ad essere per il Parlamento nazionale una priorità assoluta, istituendo un sistema di difesa civica con mandato su tutto il territorio nazionale e con derivazioni autonome ed indipendenti nei territori regionali e comunali, che si uniformino ai criteri nazionali, così da non creare diseguaglianze di trattamento tra i cittadini.
Le associazioni a tutela dei cittadini, le associazioni di volontariato e di crescita dell’essere umano, unitamente ai singoli uomini politici e tutti coloro che operano per il bene comune si uniscano all’azione progressiva e determinata di Civicrazia, così da realizzare prontamente l’obiettivo dell’istituzione del Difensore Civico Nazionale.
Stefano Costantini